Dal catalogo del Circolo Culturale quattro cantoni di Oderzo
febbraio 1982
Il fatto che, appunto tra il 1971 e 1972, Maria Teresa De Zorzi non cerchi più impasti rigogliosi della materia ‘grassa’, né il coinvolgimento partecipante, quasi a fior di pelle, nel compiere l’azione mimetica di riproposta degli oggetti in realtà di natura ( fiori, vasi, nature morte, figure e ritratti), mi sembra che risponde a un bisogno di pulizia interiore, a un intervento razionale destinato a esercitare un’azione correttiva nei confronti della struttura dell’immagine e della sua autonomia rispetto al modello colto del sola speculazione visiva.
Nei dipinti di Maria Teresa De Zorzi realizzati dal 1976 ad oggi, tutto vive in una dimensione mentale dello spazio che rifiuta la sua di imitazione di tempo. Tutto circola nel libro flusso dell’esistente, che è e si rileva in quanto presenti pensato. Le forme oggettive, dei profili collinari agli intarsi del mondo vegetale e alle sagome di architetture, sono già sentite ed espresse allo stesso modo delle trame floreali delle tende, tranne che gradualmente diventano cifre, presenze semiografiche o possibile alfabeti-arabeschi fantasiosi.