Dal catalogo della mostra alla galleria Cern di Ginevra
dicembre 1985
Dal catalogo della mostra alla Galleria vinciana Milano
gennaio 1986
Procedendo nel suo lavoro, l’artista definì sempre meglio la sua ipotesi di partenza. Il suo spazio non era quello dei costruttivisti, risolto sulla superficie della tela, una rappresentazione prospettica della realtà, un’aggressione allo spazio come fu per Fontana, ma non era nemmeno il continuo oscillare della percezione di spazio come Vasarely. sembrava invece essere un punto di riferimento stabile e concreto: la rappresentazione di un luogo dell’immaginazione dove scorre il flusso vitale della trasformazione in atto.
L’iconografia è estremamente semplice: bandi di luce rigide e uguali in un campo cromatico di base. Le sequenze di righe verticali, alludendo a moto continuo e trasversale, nel senso della lettura, sembrano l’episodio di un fenomeno più vasto ritagliato su tela. Su questo evento minimo, ma ricco di energia potenziale, Maria Teresa De Zorzi da anni continua a indagare, sondandone le possibilità combinatorie: il trascolare della luce negli elementi della serie, l’interazione con lo spazio colore che lo contiene, riemergendo e, talvolta, allontanandosi in un distinto buio opaco.